giovedì 6 dicembre 2012

giovedì 6 dicembre 2012, 06:30
Dopo il palleggio e il passaggio oggi #lalavagnadelcoach approfondisce un altro fondamentale della pallacanestro: il tiro. Avrete visto tirare i giocatori nei modi più diversi e far canestro anche a seguito di tentativi fortunosi e quasi inspiegabili. Proviamo a fare un po' di ordine, sapendo già di non riuscire ad esaurire l'argomento.

Il tiro è ovviamente il fondamentale offensivo più importante perché è quello che consente di fare canestro, cioè punti. Sono diversi gli obiettivi che un giocatore si deve porre per realizzare un buon tiro, cioè un tiro con alte percentuali di realizzazione: alcuni dipendono dalla sua volontà e dal lavoro in palestra; altre dipendono più dalla situazione di gioco, individuale e di squadra, che si viene a creare nei momenti precedenti al tentativo di tiro. Durante gli allenamenti, soprattutto quelli dedicati, un giocatore cerca di affinare la propria tecnica di tiro (meccanica): su questo aspetto c’è molto da lavorare perché, per esempio, tirare un libero in lunetta non è come tirare al termine di un’azione. Oltre ad una buona tecnica, il tiro è tanto più efficace quanto il tentativo è realizzato con un buon equilibrio. A seconda degli spazi e del tempo che un giocatore ha a disposizione, il tiro può essere o meno frutto di una buona scelta di tiro: quanto più si è pressati e allo scadere dei 24’’ tanto più il tiro sarà difficile e affrettato; ma questo non vuol dire che non vi sia l’opportunità di fare canestro.
Possono essere individuati diversi tipi di tiro: tiro piazzato (si porta in alto la palla con entrambe le mani, la si sposta sulla mano che tira e, dopo aver disteso le braccia, la mano debole si stacca leggermente dalla palla mentre la mano che tira rilascia il pallone “spezzando” il polso), tiro in corsa (facendo seguito ad una ricezione in corsa o ad un palleggio, il giocatore compie uno o due passi per avvicinarsi al canestro, poi salta e rilascia la palla con una o due mani), tiro in sospensione (eseguito in controtempo, il giocatore salta da terra e rilascia la palla quando è all’apice del salto, in modo da evitare l’interferenza dell’avversario, prima di ricadere), gancio (con il proprio corpo tra palla e difensore, il giocatore stende il braccio che tiene il pallone fin sopra la testa, mentre usa l’altro braccio – quello più vicino al difensore – per farsi spazio; quando il braccio che porta palla è completamente steso il giocatore piega il polso, direzionando il pallone verso il canestro; il movimento delle gambe è coordinato a quello delle mani: il giocatore stacca da terra con la gamba interna mentre alza quella corrispondente al braccio che tira, poi mentre ricade si volta verso canestro), semigancio (variante del gancio che prevede che il giocatore, dopo un arresto, stacchi da terra con entrambi i piedi ricadendo nella stessa posizione dalla quale è saltato) e tiro libero (si effettua dalla lunetta senza opposizione difensiva con una tecnica molto simile a quella utilizzata per il tiro piazzato). Per aumentare la pericolosità offensiva di un giocatore è bene che questi sappia eseguire tiro in corsa e gancio con entrambe le mani (sia la mano forte, quella con cui solitamente si palleggia e si tira, sia la mano debole, quella d’appoggio o di guida nel tiro).
Le situazioni nelle quali si creano le condizioni per un tentativo di tiro sono molteplici: terzo tempo; palleggio arresto e tiro; in uscita da un blocco o dopo un taglio in allontanamento...
C’è davvero da sbizzarrirsi anche perché, come dice Ettore Messina, «il tiro resta la parte più gratificante per chi gioca!».

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