giovedì 24 gennaio 2013

giovedì 24 gennaio 2013, 06:30
Nell’ultimo appuntamento con #lalavagnadelcoach era rimasta in sospeso la spiegazione dell’uso legale e corretto degli arti superiori di un difensore nel tentativo di ostacolare l’avversario. Oggi continuiamo l’analisi degli altri fondamentali difensivi partendo proprio dall’utilizzo di mani e braccia.

Com’è fin troppo ovvio, il difensore può trovarsi in diverse situazioni ciascuna delle quali prevede soluzioni differenti. Nel caso si stia difendendo su un giocatore che tira, il difensore deve alzare entrambe le braccia o comunque il braccio più vicino alla palla per porre il massimo ostacolo al tiro dell’avversario; se l’avversario sta palleggiando, le braccia del difensore rimangono basse con i palmi delle mani in alto; nel caso in cui l’avversario si stia predisponendo al passaggio del pallone, il difensore muoverà entrambe le braccia nel tentativo di chiudere le possibili linee di passaggio; infine, difendendo contro un avversario che vuole ricevere il pallone, il difensore anche in questo caso muoverà entrambe le braccia per ostacolare la ricezione.

Di taglia fuori e di rimbalzo ne abbiamo già parlato in precedenza (vedi qui) così come abbiamo già accennato al fatto che chi deve difendere si può trovare in una delle due condizioni: difendere su un avversario in possesso di palla o su un avversario senza palla. Vediamo di capire meglio cosa deve fare il difensore in ciascuno dei due casi.

Nel caso l’avversario sia in possesso di palla, il difensore può costringerlo ad andare verso le linee laterali o verso un altro difensore al fine di favorire il “raddoppio di marcamento”: è il cosiddetto buttafuori. Questo movimento, in realtà, può essere eseguito anche su un avversario senza palla, anticipandolo e obbligandolo alla ricerca di uno spazio diverso nel quale ricevere il pallone. Difendendo su un avversario con la palla, il difensore occupa in anticipo rispetto al diretto avversario lo spazio sulla direttrice che congiunge quest’ultimo al canestro e attende il contatto giù sulle gambe, fronte all’avversario, pronto in caso di contatto violento a cadere all’indietro sul parquet: se, quando avviene il contatto, il difensore è fermo e nel suo cilindro, l’attaccante commette un fallo di sfondamento.

La tecnica di difesa sull’uomo senza palla varia a seconda della distanza di quest’ultimo dal canestro e dalla palla. Divisa la metà campo in due parti il “lato forte” è il quarto di campo nel quale si trova la palla mentre il “lato debole” è il quarto di campo senza la palla: i giocatori che si trovano in quest’ultima parte di campo, marcando avversari lontano da canestro e lontani dalla palla, possono essere chiamati ad aiutare i compagni che difendono sul lato forte. La posizione da assumere è dunque quella che consente un controllo sia del pallone che del diretto avversario con l’obiettivo di impedire all’attaccante di entrare in possesso di palla.
Ovviamente, difendere su un giocatore senza palla significa anche saper difendere sui tagli dell’avversario, ma riguardo a questo abbiamo già fornito alcune indicazioni qui.

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